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Femmine Difformi Project

Con un filo di voce per una rete comune


Un dramma fra i tanti.

Una realtà, sconosciuta o negata all'evidenza dei più.

Un problema grave a cui i media non danno o non vogliono dare voce o visibilità.

Una questione che spesso desta polemiche perché non si conoscono le dinamiche, le leggi che sostengono tale diritto e così la rivendicazione della casa diventa facile espediente per innescare conflitti che hanno sapore di razzismo ed esclusione.

Per questo vogliamo raccontare la nostra esperienza, vissuta a contatto con chi è senza casa, senza quello che è un diritto per tutti.

Circa 60 persone di provenienze ed età diverse, (alcune delle quali hanno subito due sgomberi in 8 mesi: il primo a gennaio 2017 da un palazzo della Curia a Colli Monfortani ed il secondo lo scorso agosto da una preesistente occupazione a Cinecittà che li aveva accolti), vivono accampate da mesi a Roma in pieno centro, all’interno del porticato della basilica dei SS.Apostoli. Tra queste persone, unite dall’urgenza comune di avere una casa, ci sono molti bambini e adolescenti, qualche donna anziana e una donna che ha appena dato alla luce due gemelli.

Un’occupazione a cielo aperto a due passi da Piazza Venezia, in pieno centro, sotto gli occhi di tutti, anche dell’amministrazione comunale, una situazione drammatica che richiede un intervento urgente.

Alcune persone del Collettivo Femmine Difformi provenienti da varie città italiane, una domenica pomeriggio all'inizio di ottobre si sono recate sul posto, con il desiderio di comprendere meglio questa situazione.

Il gruppo, con la voglia di conoscere e portare un contributo umano, ha condiviso una merenda, canzoni, fili da tessere e colori con donne e bambini attualmente insediati nel porticato di SS.Apostoli.

É incomprensibile la quotidiana e assoluta indifferenza attorno a questa emergenza che è purtroppo solamente la punta dell’iceberg.

Entrando si respira accoglienza, nessuno sguardo diffidente, un tempo sospeso, come di attesa vissuta con sfumature diverse... effetti-affetti personali per sentirsi “a casa”, anche se la casa è una tenda, o un semplice giaciglio. Quaderni di bambini, qualche disegno appeso, un orsacchiotto, costruzioni, qualche foto. In condizioni estreme, anche dei semplici oggetti con un particolare valore affettivo possono confortare e riempire il vuoto: tracce tangibili del bisogno primario per ciascun essere umano di avere una casa!

Le persone presenti sono state disponibili ad accogliere la proposta di un gioco da fare insieme al quale abbiamo dato il titolo "Un filo di voce”: la tessitura di una rete i cui fili fossero accompagnati dalle voci delle persone e dalle loro storie.

Intrecciando parole, voci, mani e sguardi il gruppo ha iniziato a fare conoscenza.

Gradualmente la rete, simbolo di relazioni, animata da storie che si incontrano, ha iniziato a prendere forma, e le voci di bambini, adolescenti e adulti si sono fatte meno timide, più calde. In molti hanno cantato: dalla ninna-nanna africana di una giovane donna, agli ultimi successi di genere rap proposti dagli adolescenti, a melodie del repertorio popolare italiano.

Un modo per sentirsi più vicini in questo spazio-tempo di condivisione e rispecchiamento reciproco.

Alla fine dello scambio la rete realizzata è stata appesa sui cancelli del porticato affacciati sulla strada.

I bambini e gli adulti hanno poi fatto disegni e scritte su carta che sono stati attaccati alla rete come espressione dei propri desideri: una casa per tutti!

Una forma di comunicazione con il mondo esterno, cieco e sordo di fronte a questa situazione così estrema.

E’ stato facile sentirsi a casa, anche per strada, con il cuore aperto, senza giudizio e con l’intento comune di dare voce a queste persone.

Roma è al momento il laboratorio, l’osservatorio principale sulla realtà italiana dei senza-tetto. L’emergenza abitativa è un problema imponente che purtroppo viene silenziato dai media e dai Comuni.

I tavoli e le lunghe trattative volute dal Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, che sta lavorando da tempo per trovare soluzioni possibili al problema (attualmente nel solo Comune di Roma esistono 121 occupazioni) non hanno per ora dato risultati.

Seguendo le molteplici pubblicazioni online dei verbali sulle trattative (un labirinto di parole che disorienta), leggiamo che sarebbe possibile attivare e far rispettare una legge regionale già esistente per l’assegnazione delle case popolari agli aventi diritto: art. 50 comma 2bis della Legge regionale 28 dicembre 2006, n. 27 e successive modifiche ed integrazioni.

Inoltre la Regione Lazio, per affrontare al meglio la questione abitativa del Comune di Roma, ha stanziato 197 milioni di euro con una prima delibera di marzo 2016.

Nonostante questo finanziamento la situazione è rimasta paralizzata e il Comune non ha mostrato interesse per un cambiamento.

Il 6 giugno 2017 la Regione ha approvato una nuova delibera che recepisce le indicazioni delle linee guida di marzo 2016 e stabilisce che quei 197 milioni di euro vengono erogati al Comune di Roma in due tranche, la prima 40 e la seconda 120, posto che il Comune li spenda bene e vengano fatte le assegnazioni delle case popolari.

E’ arrivato il freddo, chi occupa è al limite della sopravvivenza!

Dopo tre mesi dall'insediamento il Comune di Roma non ha ancora dato risposte sull’accampamento di SS.Apostoli, nonostante ci sia una legge e un finanziamento regionale, che non risolvono l’emergenza ma che senz’altro aprirebbero un varco.

Questa breve e intensa esperienza ha dato modo di verificare la gravità della situazione, per questo il nostro gruppo vuole essere solidale con tutte le persone che vivono questa condizione e ricordare che LA CASA E' UN DIRITTO DI TUTTI!!

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